30/09/07

FI - Marzio Strassoldo

"DIVERSAMENTE ONESTO"

Strassoldo sfiduciato, Provincia commissariata

Il presidente Marzio Strassoldo è stato sfiduciato. Il responso del consiglio provinciale di Udine è senza appello: 29 sì alla mozione di sfiducia, contro un solo no, quello di Valeria Grillo. Dopo 72 giorni di crisi, in Provincia è arrivato il commissario. Marzio Strassoldo non ha partecipato alla seduta.

Venerdì 7 dicembre, ore 10.50. Finisce qui il secondo mandato del presidente Marzio Strassoldo e, con esso, il governo provinciale del centro-destra. Perché alle 10.50 di una mattina dal cielo plumbeo, il responso del voto dei 30 consiglieri in aula è senza appello: 29 sì alla mozione di sfiducia contro Strassoldo e un solo no, quello della fedelissima Valeria Grillo. Così, dopo 72 giorni di crisi, iniziata dal patto svelato dal Messaggero Veneto tra Strassoldo e l'ex vice sindaco Italo Tavoschi, dimissioni rassegnate e ritirate, interminabili trattative e giorni di veleni, le porte di palazzo Belgrado si spalancano al commissario. Ma anche al rinnovo dell'amministrazione, in primavera, quando saranno indette nuove elezioni provinciali.
(Messagero veneto, 10 dicembre 2007)

Provincia di Udine

Notizie per la Stampa, comunicato del 7 dicembre 2007
Consiglio, approvata la mozione di sfiducia

La votazione, per appello nominale, ha ottenuto 29 voti a favore e 1 contrario

Con 29 voti a favore e uno contrario, è stata approvata, nel Consiglio provinciale di oggi, la mozione di sfiducia nei confronti del presidente della Provincia di Udine Marzio Strassoldo che era stata presentata dai gruppi di Forza Italia, Alleanza nazionale, Lega Nord e Udc.

Il Consiglio, presieduto da Marco Quai, si è aperto con le dichiarazioni di voto, che sono state riassunte negli interventi di Franco Costantini per Fi, Renato Carlantoni per An, Andrea Mansutti per l'Udc e dall'Autonomista Valeria Grillo.

Nominati i tre scrutatori Carmelo Seracusa (Rc), Valeria Grillo (Autonomista) e Andrea Mansutti (Udc), si è passati poi alla votazione, con voto palese e per appello nominale. Sono stati dunque 29 i sì alla mozione e 1 il no, quello di Valeria Grillo.

Marzio Strassoldo non ha partecipato alla seduta.

(Link)

NON SI È DIMESSO IL 1 OTTOBRE 2007


Un contratto di vendita, con tanto di firme. Un accordo, nero su bianco, per vendere un pacchetto di voti, sotto elezioni, in cambio di un posto da dirigente alla Provincia di Udine. L'acquirente è l'attuale presidente, Marzio Strassoldo, alla guida di una giunta di centrodestra, riconfermato proprio dopo le amministrative del 2006.

...
Il contratto:
"Italo Tavoschi si impegna a sostenere il prof. Strassoldo, alle prossime elezioni provinciali, e lo fa schierandosi in una lista che fa capo a Strassoldo, presentandosi in uno o più collegi nella città, oppure a discrezione dello stesso presidente, in altri collegi del territorio. Il presidente Strassoldo si impegna a riconoscere a Italo Tavoschi, per questa personale discesa in campo, nel caso di vittoria elettorale e conseguente conferma a presidente della Provincia di Udine, un incarico amministrativo, per la durata minima di tre anni, eventualmente rinnovabile.

Detto incarico, riguarderà il comparto delle attività produttive ed in particolare la promozione turistica della nostra provincia. Al dott. Tavoschi sarà riservato il trattamento economico lordo annuo di euro 70.000,00 (settantamila), nell'area dirigenziale, con oneri previdenziali a carico dell'ente Provincia. In alternativa potrà essere sottoscritto un contratto a progetto, di pari importo annuo, per la durata di anni cinque. Firmato Mario Strassoldo e Italo Tavoschi" (La Repubblica, 28 settembre 2007)

Marzio Strassoldo si dimette. Il presidente della Provincia di Udine, che guida una giunta di Centrodestra, abbandonerà l'incarico lunedì prossimo. Una mossa che segue le polemiche nate dall'accordo pre-elettorale firmato con l'ex sindaco di Udine, Italo Tavoschi, che prevedeva l'appoggio di quest'ultimo a Strassoldo. Un documento che, nelle elezioni amministrative del 2006, prevedeva voti in cambio di un posto da dirigente che il presidente della Provincia avrebbe assicurato a Tavoschi in caso di elezione. Una vera e propria compravendita con tanto di contratto firmato. (La Repubblica, 29 settembre 2007)

«Dimissioni irrevocabili? No. Fosse così, l’avrei precisato». Fa un passo indietro ma si prepara a tentare un passo avanti, Marzio Strassoldo, il presidente della Provincia di Udine che oggi, dopo un accerchiamento durato tre giorni, dirà, in consiglio provinciale: «Mi dimetto». Ma, appunto, non irrevocabilmente. «Perché io – aggiunge – non ci sto a consegnare la Provincia a Riccardo Illy». Strassoldo, dunque, anche se gli unici disposti a trattare (forse) sono gli uomini di Forza Italia, cercherà di ricostruire una maggioranza. Ha 20 giorni di tempo per farlo. «Possono succedere ancora tante cose» dice domenica mattina, la più brutta dei suoi sei anni filati passati a Palazzo Belgrado, tra vari temporali e una tempesta, quella scoppiata dopo la diffusione del patto pre-elettorale con Italo Tavoschi, l’ex vicesindaco di Udine: voti in cambio di un posto di lavoro in Provincia. Gli hanno detto di tutto, da tutte le parti, dal fronte amico e da quello nemico, per 72 ore. Gli hanno chiesto (An e Lega Nord), o suggerito (Fi e Udc), le dimissioni. E alla fine Strassoldo ha ceduto e dettato l’annuncio: «E' necessario un chiarimento di fondo affinché la situazione venga serenamente valutata. Dopo l'avvenuta approvazione degli equilibri di bilancio da parte del Consiglio Provinciale, lunedì, rassegnerò le dimissioni e mi rimetterò al giudizio della coalizione che mi sostiene nella certezza che i miei atti saranno giudicati in modo obiettivo e non strumentale».
Strassoldo, dunque, non si ritira. (L'Espresso Local, 1 ottobre 2007)

Dal calendario di Marzio Strassoldo non si vedono segni di dimissioni. L'annuncio della dimissione era unicamente una messinscena.

Scheda personale
Sito personale
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