12/10/07

Luigi de Magistris


Luigi De Magistris (1967), è un magistrato italiano. Cominciò la carriera di magistrato nel 1995 e dal 1998 al 2002 è stato magistrato alla Procura di Napoli. Attualmente è Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro. E' figlio e nipote d' arte, in quanto il padre e il nonno facevano entrambi i magistrati. Dall’inizio della sua carriera in Magistratura, nel 1995, il sostituto procuratore Luigi De Magistris si è spesso concentrato sui casi di corruzione nella pubblica amministrazione e sui rapporti tra criminalità e politica." (Wikipedia)

Sono tante le persone sotto inchiesta da parte di Luigi de Magistris. Un'articolo del 20/7 2007 di Il Panorama ne fa un breve elenco. Le inchieste principali si chiamano "L'inchiesta Poseidon", "SbP", "Why not", "Le Toghe Lucane".

De Magistris e l'inchiesta tolta

«Contro di me i poteri occulti
Ora rischio pallottole e tritolo»

Lo sfogo del pm: non ci sono le condizioni per fare il magistrato in Calabria

DAL NOSTRO INVIATO
CATANZARO — Non è abbattuto. Non è prostrato. Ma «questa pugnalata alle spalle» Luigi de Magistris, professione pm, non se l'aspettava. Il «pugnalatore » si chiama Dolcino Favi, un avvocato generale dello Stato che da gennaio 2007 fa il procuratore generale reggente a Catanzaro. Favi ha avocato a sé l'inchiesta Why not, quella in cui sono indagati il presidente del Consiglio, Romano Prodi (abuso d'ufficio), il ministro della Giustizia Clemente Mastella (abuso d'ufficio, finanziamento illecito ai partiti, truffa all'Unione europea e allo Stato italiano) e una schiera di politici, affaristi, militari, magistrati, massoni.

Allora, dottor d

e Magistris, c'è una strategia in ciò che sta accadendo?
«È evidente. C'è una strategia in atto. Una strategia ben nota all'Italia. Si chiama strategia della tensione».

Come fa a dirlo?
«Le intimidazioni istituzionali, le pallottole, la richiesta di trasferimento da parte del ministro, e da ultimo l'avocazione di un'altra mia indagine e la fuga di notizie sull'iscrizione del ministro tra gli indagati, tutto questo è opera di una manina particolarmente raffinata».

Quale manina?
«Pote

ri occulti. Massoneria, soprattutto. Coadiuvati da pezzi della magistratura, non solo calabrese, che in questa vicenda hanno svolto un ruolo fondamentale L'ultimo gol, secondo questo ragionamento, lo hanno fatto segnare al procuratore generale Favi? «Beh, è un dato di fatto che il dottor Favi, soprattutto negli ultimi mesi, sembra che abbia svolto soltanto un ruolo: una intensa attività epistolare in cui si è occupato di me, come magistrato e come persona fisica. Voleva togliermi anche l'inchiesta Toghe lucane. Finora non c'è riuscito, ma non è detto che non abbia già pensato di concludere il lavoro ».

Per quali ragioni lei teme che si voglia spingere il Paese in un clima da anni di piombo?
«Perché con questa avocazione, me lo lasci dire, torniamo alla magistratura fascista, forte con i deboli e debole con i forti. Davanti alla legge, i potenti non sono uguali come tutti gli altri. Questo è il messaggio. E il pericolo è che si apra la strada a un periodo buio: ognuno stia al suo posto e non si immischi, perché rischia ».

Lei rischia?
«Certo. E non solo

io. Anche tutti gli altri che si sono occupati di queste vicende. E tutti i cittadini».
Cosa si rischia?
«Dopo un'avocazione di un'inchiesta del genere, distrutto lo Stato di diritto, rischi le pallottole e il tritolo».

Come le pallottole inviate a lei e al gip di Milano, Clementina Forleo, firmate Brigate rosse?
«Ma quali Brigate rosse! Per fortuna, oggi siamo in un momento storico diverso, non c'è il terreno di coltura dell'ideologismo fanatico degli anni '70 e c'è una grande attenzione al tema dei diritti. No, non c'è il rischio di iniziative violente da parte di improbabili sigle terroristiche vecchie e nuove. Quei proiettili inviati a me e alla collega Forleo provengono da settori deviati di apparati dello Stato, che già in passato hanno messo in pericolo le istituzioni e oggi cercano di riprodurre quel clima».

Dica la verità, lei ritiene che sia in atto un golpe giudiziario?
«La parola golpe la usa lei. Certo è che è accaduta una cosa senza precedenti, della quale non so ancora ufficialmente nulla, poiché nulla mi è stato notificato. L'ho appreso dall'Ansa. No, non mi pare ci siano più le condizioni per fare il magistrato, specie in Calabria, avendo come punto di riferimento l'articolo 3 della Costituzione (principio di uguaglianza di tutti i cittadini, ndr) ».

Da quand'è che si trova sotto tiro?
«Da quando ho co

minciato a indagare sui finanziamenti pubblici europei. Da allora, è scattata la strategia delle manine massoniche. Questo di oggi è solo l'ultimo atto. Staremo a vedere quali saranno i prossimi, visto che ormai sono considerato un elemento "socialmente pericoloso"».

La accusano di aver iscritto Mastella nel registro degli indagati per ritorsione, per la storia del trasferimento.
«Falso. Le indagini, come tutti sanno, avevano un loro corso, che non poteva essere intralciato da attività esterne. Nemmeno da una richiesta di trasferimento, che appunto è da considerarsi un'attività esterna. La domanda da fare è un'altra».

La faccia.
«Mi chiedo: chi e perché ha fatto venir fuori la notizia dell'iscrizione di Mastella? E come mai è stata fatta pubblicare una cosa non vera, e cioè che Mastella fosse indagato anche per violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete? ».

E che cosa si risponde?
«Che è opera della stessa manina raffinata. Suggerisce qualcosa il fatto che prima ancora che le agenzie lanciassero la notizia, Mastella abbia dichiarato che con le associazioni massoniche lui non ha nulla a che fare?».

In questo scenario, le misure di sicurezza per lei sono state rafforzate?
«Non ne so nulla. So che continuo a mettere di tasca mia la benzina a un'auto blindata che è un baraccone, tanto che non può spostarsi nemmeno fuori Catanzaro».

E la riunione di giovedì scorso del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica? «Come no. Mi hanno detto che vi ha preso parte anche il procuratore aggiunto Salvatore Murone (sul quale indaga la procura di Salerno, per fatti relativi a inchieste del pm de Magistris, ndr). La cosa un po' mi inquieta, poiché ritengo che proprio Murone sia uno dei principali responsabili del mio isolamento istituzionale, oltre che uno degli autori dell'attività di contrasto nei miei confronti all'interno dell'ufficio giudiziario».

Allora è vero che quella di Catanzaro è un'altra «procura dei veleni»?
«No. Non è così. Con la gran parte dei colleghi io ho un rapporto ottimo. Ma quando arrivo in Procura mi guardo lo stesso alle spalle. C'è nei miei confronti, e le vicende degli ultimi tre anni lo dimostrano, una precisa attività di contrasto, messa in atto verso ben precise indagini e svolta da parte di ben individuati soggetti».

Cosa pensa della telefonata dell'altro giorno tra i suoi indagati Prodi e Mastella che il premier ha definito «cordiale»?
«Non parlo delle

indagini in corso, lo sa». Dopo questa intervista, non l'accuseranno di aver avuto un «disinvolto rapporto » con la stampa? «Questo è davvero paradossale. Sono io che ho subito i danni creati dalle fughe di notizie. E poi, adesso basta. Il momento è troppo grave. E quindi ritengo di potermi svincolare dal dovere di riservatezza che mi ero imposto, mentre tutti gli altri facevano con me il tiro al bersaglio ».

Pensa che debbano intervenire capo dello Stato e Csm?
«Sì. Lo spero. Non so perché il presidente Napolitano non sia ancora intervenuto. Confido che lo faccia il Csm, a tutela dell'autonomia e indipendenza di tutti i magistrati. Anche di quelli che lavorano in Calabria».

Carlo Vulpio
(Corriere della Sera
, 21/10 2007)

Intervista al pm di Catanzaro a cui la procura generale ha avocato l'inchiesta dopo l'iscrizione al registro degli indagati del ministro Clemente Mastella

De Magistris:"Mi cacciano perchè indago
Così torniamo all'epoca fascista"

"Oggi il tema in gioco è se tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. Faccio le corna, ma dopo che mi hanno tolto le inchieste resta solo l'eliminaziione fisica"
di ATTILIO BOLZONI , FRANCESCO VIVIANO

Così torniamo all'epoca fascista" Ha appena saputo. E comincia a parlare: "Siamo alla magistratura degli Anni Trenta, siamo tornati a un ordinamento giudiziario gerarchizzato proprio dell'epoca fascista". Il sostituto procuratore Luigi De Magistris sceglie con cura le parole, prova a stare calmo nonostante tutto quello che gli sta rotolando addosso. Dice: "Prima mi tolgono l'inchiesta Poseidone, poi il tentativo di allontanamento, poi ancora l'avocazione dell'inchiesta Why Not, faccio le corna ma dopo rimane solo l'ipotesi della soppressione fisica". Il magistrato è nella sua casa di Catanzaro. Risponde a tutte le domande che può. Da qualche minuto ha avuto notizia dalle agenzie di stampa che gli hanno "tolto" anche l'altra indagine, si sfoga: "Stento a crederci, mi sembra una barzelletta".

Che costa sta accadendo dottor De Magistris?
"Il dato è quello dell'impossibilità materiale di svolgere il proprio ruolo. Se è vero, se è vero perché io non ho ancora ricevuto alcuna notifica, ci avviamo al crollo dello stato di diritto. E un altro punto nevralgico è quello dell'articolo 3 della Costituzione che qui si sta mettendo in gioco: i cittadini italiani sono tutti uguali davanti alla legge?"

Tutti i cittadini italiani sono uguali davanti alla legge?
"Se uno arresta chi fa la tratta di esseri umani o i trafficanti di droga gli arrivano i telegrammi e gli applausi, gli dicono che è il magistrato più bravo d'Italia. Ma poi viene cacciato quando indaga sulla pubblica amministrazione. Cosa significa allora? A questo punto la partita non può essere più - visto che il tema è così alto - trasferite o non trasferite De Magistris. Io pongo un altro problema: un magistrato così può rimanere in magistratura. E io, così lo so fare il magistrato, anche se mi mandano a Bolzano o a Novara o a Cagliari. Questo è il tema che è in gioco nel Paese: se un magistrato può continuare a indagare su tutti i cittadino o no".

Lei cosa sa di questa avocazione?
"Di ufficiale nulla. Ma se la ragione è quella sull'omessa astensione nel conflitto con il ministro, questo è un fatto senza precedenti. In questo caso la magistratura, intesa come potere diffuso sul territorio, perde completamente la sua autonomia".

Sembra che il procuratore generale Dolcino Favi abbia motivato il suo provvedimento per l'articolo 412, cioè l'avocazione delle indagini preliminari per mancato esercizio dell'azione penale o per la non archiviazione nei termini stabiliti dalle legge.
"Se è così, è ancora peggio. Le indagini preliminari sono in corso e quella norma può intervenire solo quando scadono i termini delle indagini. Le mie indagini erano in pieno svolgimento. Quindi, quella norma, è completamente inapplicabile".

Si sentirebbe allora in grado di affermare che c'è stata una forzatura, se fosse andata davvero così?
"Se fosse andata così, sarebbe un eufemismo dire che c'è stata una forzatura. E poi, poi io in queste ore mi sono fatto una domanda: come è che la notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati di Mastella, una notizia così riservata, è uscita su Libero? Io credo che faccia parte di una vera strategia della tensione. Prima la fuga di notizie su Prodi, poi la revoca delle indagini, poi l'articolo di Libero che è servito a scatenare un processo mediatico per arrivare all'avocazione. Senza questa fuga di notizie su Mastella, non sarebbe accaduto tutto questo. E poi il procuratore generale non potrebbe sapere della notizia di Mastella, è vietato dalla legge. Di quella iscrizione lo può sapere il procuratore della repubblica, il procuratore aggiunto. Il procuratore generale non può conoscere le indagini. E la velocità del suo provvedimento mi ha lasciato esterrefatto".

De Magistris, cosa farà adesso?
"Scriverò a chi di dovere, questa avocazione è un ulteriore tassello di ciò che mi sta accadendo da tre anni a questa parte".

Si rivolgerà al Csm? Denuncerà tutto a un'altra procura?
"Investirò più di un'autorità. Indagavo su un sistema di potere e mi hanno spogliato di tutte le inchieste".

Ci spieghi meglio..
"Il segnale che hanno lanciato è molto chiaro: la magistratura non può più indagare in alcune direzioni. Questo è evidente. Poi è anche la conferma di come una parte del potere giudiziario sta dentro il sistema. Una parte della magistratura è funzionale a certi sistemi oggetto di investigazioni, è fondamentale capire questo. Ecco perché si pone in discussione l'agibilità democratica all'interno della magistratura. Da un lato c'è un ritorno alla magistratura degli Anni Trenta, con segni sintomatici di quel periodo del prefascismo e del fascismo. E cioè la possibilità del ministro di trasferire in via cautelare dei magistrati. Si ritorna al periodo in cui il potentino del paese, il signorotto che chiede l'allontanamento del pretore che magari dava fastidio e poi arrivavano gli ispettori e in una settimana quel pretore lo cacciavano via. Si torna alla magistratura ipergerarchizzata, l'avocazione senza alcuna giustificazione, la magistratura in una posizione di avvilimento totale. Immaginate il messaggio che sta passando in questo momento nei confronti di tutti i colleghi".

Si rimprovera qualcosa nel suo lavoro?
"Io ho un rispetto assoluto delle forme, io ritengo che un magistrato per raggiungere risultati deve innanzitutto rispettare la procedura penale. Detto questo, è ovvio e scontato che chi lavora in queste condizioni possa fare errori. Io non mi rimprovero nulla. Ma sono consapevole di aver potuto fare errori, di aver potuto sbagliare. E' umano, ovvio. Che poi abbia fatto errori è tutto da vedere. Io ho subito in questi mesi un processo pubblico senza potermi difendere".

L'iscrizione del ministro Mastella può aver accelerato l'avocazione dell'altra sua inchiesta?
"Sta nei fatti mi pare. Poi parleranno le carte, ma mi pare assolutamente verosimile".

C'è, come dire, una tempistica ritorsiva?
"Io questo non lo posso dire. Però mettendo insieme i fatti... Un'altra cosa mi sembra incredibile: io stavo facendo un percorso di indagine molto lineare e all'improvviso si inserisce una richiesta di trasferimento del ministro che poi - sembrerebbe - è stata utilizzata per dire tu ti dovevi astenere perché c'era la richiesta di trasferimento. Quindi arriviamo al punto che si equipara una richiesta di trasferimento d'ufficio con un atto istituzionale a una specie di denuncia presentata da un indagato. C'è inimicizia, devi astenerti. Una cosa veramente incredibile. E' senza precedenti. Che cosa dovevo fare di fronte a quella richiesta? Dovevo fermarmi, dovevo chiudere le mie indagini? La logica era quella: io dovevo fermare le mie indagini in quella direzione".

O girare le spalle, far finta di non vedere...
"Voglio dire un'altra cosa sul messaggio che stanno mandando. Se io dovessi essere trasferito il magistrato che mi verrà a sostituire cosa farà, come si comporterà? Sa già che, se dovesse seguire le mie orme, andrebbe incontro a un provvedimento disciplinare. Cosa altro deve pensare? O mi fermo o mi tolgono l'indagine. Ecco perché parlo di fine di autonomia e dell'indipendenza della magistratura. E lo dico a ragion veduta. Così non si può più andare avanti, così non ci sono più gli spazi per questo lavoro. E come si fa?".

Lei è diventato, suo malgrado, anche punto di riferimento per un Sud che vuole liberarsi da certi poteri poco trasparenti. Ha qualcosa da dire a quei ragazzi che manifestano per non farla cacciare? Cosa vorrebbe dire a quei giovani calabresi e a tutti gli altri che credono nell'autonomia della magistratura?
"Io innanzitutto credo che questa mobilitazione sia sui diritti e sulla giustizia e non su un giustizialismo o provocata dalla voglia di un tintinnio di manette, di monetine tirate. Questa è una differenza importante con il 1992. Bisogna capire quale è la posta in gioco, questa non è più una questione solo di Luigi De Magistris. Sono convinto che c'è una consapevolezza dei propri diritti, che oggi c'è una grande maturità democratica. Ho ammirazione per quei ragazzi".

Come si sente davvero, cosa prova dentro nel momento che deve lasciare le sue inchieste?
"In una regione che ha decine e decine di magistrati che si trovano in una situazione di opacità assoluta, si va a colpire con tutti i mezzi chi sta cercando di fare un po' di chiarezza sul fiume di finanziamenti pubblici che sono arrivati... ".

(La Repubblica, 21 ottobre 2007)

Fonti (articoli, interviste, video)

20060118 Rassegna stampa gennaio 2006, Regione calabria
20060124 Audizione al Senato
20061109 Interrogazione Bucciero al Senato
20061216 Intervista a LDM di Antonella Grippo
20070329 La Loggia degli Affari, L'Espresso
20070419 Interpellanza Centaro al Senato
20070717 De Magistris in vacanza a Parigi «C'è una nuova Tangentopoli» (Corriere della Sera)
20070717 Intervista a Radio Radicale
20070720 Catanzaro, i nomi che contano nella mira di LDM
20070801 Interrogazione Mancini alla Camera
20070816 Christ still stopos at Eboli, The Economist
20070822 Intervento a Soverato su "Rapporti tra mafia, politica e poteri occulti"
20071004 Interrogazione Falomi alla Camera
20071004 LDM: ora non si uccidono piu, adesso LI TRASFERISCONO, Radio Radicale
20071004 Anno Zero, intervista di Sandor Ruotolo
20071004 Mastella in merito al caso "Why not" in Senato
20071004 Palazzo d'Ingiustizia, L'Espresso
20071005
Italian Justice Minister Accuses State TV of Media `Lynching', Bloomberg
20071008 Sonia Alfano sul trasferimento di LDM
20071021 Intervista di Carlo Vulpio a Luigi de Magistris, Corriere della Sera

Data sconosciuta:
Intervista di Riccardo Iacona a W L'Italia sulla 'ndrangheta
Intervento di LDM fatto in agosto 2007
Intervista di Aldo Pecora

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