01/11/07

Magistrati eTV


Sul sito di Annozero troviamo questo articolo a proposito delle recenti affermazioni di Violante a proposito delle "esternazioni" di alcuni magistrati in televisione. Ci sembra importante diffonderlo per avere una visione più ampia su quelli che sono i comportamenti deontologicamente corretti o non.
Trascriviamo qui l'articolo quasi integrale. Chi volesse leggerlo per intero e leggere anche le domande rivolte al giornalista G. D'Avanzo a proposito del suo editoriale su Repubblica "
Il paragone impossibile con Falcone e Borsellino" può cliccare qui

"Luciano Violante ha svolto il lavoro di magistrato per 13 anni, fino al 1979. Da allora, cioè da 28 anni, è in politica. Dall’83 è anche docente di istituzioni di diritto e procedura penale.
Da ciò si evince che è uomo espertissimo di legge. E da uomo di legge dovrebbe sapere che non c’è nessuna legge che impedisce ai magistrati di esprimersi in qualunque sede ritengano giusto farlo, sia essa un convegno o una trasmissione televisiva, astenendosi dall’entrare nel merito dei processi che li riguardano. .....
......L’anno prima l’on. Violante aveva dialogato nell’aula bunker di Palermo, in diretta su Raiuno, con i magistrati Giancarlo Caselli, Bruno Siclari e altri ancora. Ma prima ancora, nel 1989, Violante partecipò a “Samarcanda” con i giudici Macrì e Arcadi, e con altri magistrati in collegamento da Palermo.
Andando ancora indietro, nel 1981, il giovane parlamentare del partito comunista Luciano Violante parlava "dell’eccesso di presenza dei magistrati nella vita pubblica", e ne parlava naturalmente in pubblico, in un convegno a Roma, con due magistrati, Michele Coiro e Gianfranco Viglietta.
In televisione nel corso degli ultimi venti anni abbiamo visto le interviste registrate o in diretta, oltre ai già citati, a Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Felice Casson, Carlo Palermo, Carlo Nordio, Felice Lima, Paolo Mancuso, Libero Mancuso, Franco Roberti, Tiziana Parenti, Piercamillo Davigo, Gherardo Colombo, Pier Luigi Vigna, Pietro Grasso, e scusate se non nominiamo tutti.
Di solito per definire inopportune le libere manifestazioni di pensiero dei magistrati si fa ricorso una bella quanto misteriosa paroletta: “deontologia”. Ma in nessun codice deontologico di nessuna categoria è previsto il divieto di esprimere le proprie opinioni, perché sarebbe anticostituzionale.
Forse ha semplicemente ragione il giudice Clementina Forleo: “Finché non ci sarà un editto che stabilisca quali magistrati possono parlare e quali non possono, quando possono o non possono farlo, sempre al di là della riservatezza sulle questioni legate agli atti d'ufficio, io riterrò di parlare, come fanno gli altri miei colleghi, assumendomi tutte mie responsabilità”.
E se un giorno un tale scellerato editto dovesse essere emanato, perché non vietare anche a tutti i politici la partecipazione ai talk-show?"

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