26/12/07

Non é una lingua di Governo

Mi é piaciuta assai questo scambio di pensieri fra Michele, un ragazzo sordo e Severgnini sul linguaggio di politici che secondo me disprezzano uno dei principi base della democrazia, un linguaggio politico comprensibile per i cittadini. Secondo Severgnini, il linguaggio politico é, si potrebbe dire, un linguaggio fatto per tenere distanti i cittadini.

La politica italiana e la Lingua dei Segni

Caro Severgnini, hai affermato, in passato, che "i politici italiani mettono in difficoltà gli interpreti". Be', è semplicemente vero. Ho provato a tradurre il linguaggio politico in LIS - Lingua Italiana dei Segni, usata dai Sordi Italiani - e mi sono reso conto della difficoltà.
Sono sordo e bilingue, e uso italiano e inglese allo stesso modo: non ho difficoltà a padroneggiarli. Ma come traduco "convergenze parallele"? "Convergenze" si traduce in LIS con due braccia che si incrociano, mentre per "parallele" si usano due braccia che non si incontrano affatto. Delle due l'una: convergono, o no?
La difficoltà non è dovuta a una presunta povertà linguistica della Lingua dei Segni, che è molto concreta e comprende nel suo vocabolario anche i termini astratti: che sia completa lo conferma anche il dr. Sacks nel suo libro "Vedere voci". Che sia un'idioma con meno equivoci della lingua italiana lo dimostra, per esempio, la parola "letto": è un mobile oppure voce del verbo leggere? E "direzione" è un ufficio oppure orientamento? Per quelle parole esistono segni specifici: è difficile trovare equivoci o doppi sensi. Come, invece, nella lingua politica.
Saluti da Siracusa.


Caro Michele, lettera saggia. Il linguaggio della politica - un italiano parallelo, profumato di reticenza e costellato di allusioni - è, fondamentalmente, disonesto. Non sono solo i Sordi a non capirlo: anche noi udenti abbiamo enormi difficoltà. Si tratta infatti di un codice per specialisti, fatto per tenere distante chi specialista non è. Non una lingua di governo, ma una lingua di accordo e di negoziato. Non una lingua concreta, ma una lingua rarefatta, prudente e inconcludente. Ci sono eccezioni, naturalmente. Ma il linguaggio politico è fatuo, perfettamente adeguato al mondo che rappresenta. Un esempio? "Interlocuzione" vuol dire "colloquio": ma è anche un modo sottile di dire che due persone non hanno nulla da dirsi. Sta accadendo, in questi giorni, con la legge elettorale. Ognuno fa i propri interessi, fregandosene di tutto e di tutti. Ma non lo dice, ovviamente.

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