17/02/08

DS - Antonio Bassolino

Presidente Regione Campania


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Mastella su Bassolino:
"Allora hai capito o no? O ci danno una cosa o non esiste più per me Bassolino. Perché gli faccio un mazzo quadrato che non hai neanche idea. A partire dalla giustizia... Perché io so i cazzi come stanno. Glielo spieghi ad Andrea?". È una delle telefonate chiave nell'inchiesta sui coniugi Mastella. (31/1 2008, Espresso)

Il 31 luglio 2007 è stato richiesto il rinvio a giudizio dalla Procura della Repubblica di Napoli per i presunti reati che avrebbe commesso durante il periodo tra il 2000 e il 2004 come commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Campania. Durante l'dienza preliminare .[1][2] In effetti i PM Noviello e Forleo hanno contestato che l'emergenza rifiuti è stata l'occasione per far guadagnare cifre «inimmaginabili » a chi lavorava negli anni scorsi al commissariato straordinario, dove durante la gestione Bassolino i subcommissari hanno ricevuto compensi pari anche a novantacinquemila euro al mese. Il governatore della Campania, i vertici di Impregilo e alcuni ex rappresentanti del commissariato si sarebbero letteralmente arricchiti: il subcommissario Vanoli percepiva un milione e cinquantamila euro all'anno, i subcommissari Paolucci e Facchi, compensi tra gli ottocento e i novecentomila euro. La stessa situazione si sarebbe verificata anche quando commissario era il prefetto Corrado Catenacci, che in una intercettazione telefonica si lamentava con l'interlocutore, perché il suo stipendio era di cinquemila euro mensili, mentre due tecnici della struttura commissariale intascavano cifre pari a un miliardo di lire all'anno. Sostiene la Procura che «più durava l'emergenza più si guadagnava», e quindi la gestione commissariale non avrebbe avuto affatto interesse a superare la crisi. Di qui le molte inadempienze contestategli — soprattutto non aver messo a norma gli impianti cdr che producono un materiale inutilizzabile come combustibile nel futuro inceneritore di Acerra e in qualunque altro inceneritore — e di cui, secondo i pm, Bassolino era a conoscenza perché il suo ruolo di commissario era un ruolo «amministrativo» e aveva quindi «giuridicamente l'obbligo di controllare». Quella cattiva gestione commissariale consentì all'Impregilo di far finire in discarica non il 14 per cento dei rifiuti prodotti, così come prevedeva il piano, ma il 49 per cento, intasando gli impianti e creando quella che i pm chiamano la «fame di discariche» attuale. Una crisi che costa all'Italia pesanti sanzioni dall'Ue (che ha avviato una nuova procedura di infrazione per le troppe discariche abusive in tutto il Paese). Nel dicembre del 2007 era arrivata la condanna dei magistrati contabili napoletani: Antonio Bassolino, all’epoca in cui era commissario straordinario all’emergenza rifiuti, istituì, senza averne alcun titolo, un call center per fornire ai napoletani informazioni di natura ambientale, sprecando così ingenti risorse pubbliche, sottraendole all’emergenza rifiuti. Il danno erariale patito dallo Stato è stato quantificato dai giudici della procura regionale della Corte dei Conti della Campania in tre milioni e duecentomila euro, che Bassolino ora dovrà risarcire.[3][4] Il legale di Bassolino ha comunicato che il suo assistito ritiene infondate le accuse e che è già stato presentato ricorso alla sentenza che quindi attualmente è sospesa.[5] Il 5 febbraio 2008 viene rinviato a giudizio dalla Procura di Napoli con ipotesi di reato che vanno dalla truffa alla frode nel periodo in cui era Commissario Straordinario per l'emergenza rifiuti.

È stato criticato perché la Regione Campania ha effettuato operazioni economiche ritenute svantaggiose con la Banca UBS, presso cui lavora il figlio Gaetano Bassolino, all'interno del settore che si occupa degli investimenti delle pubbliche amministrazioni. Il consulente finanziario della trasmissione Report (trasmessa il 14 ottobre 2007) ha affermato che l'operazione è costata alla Regione Campania 28 milioni di euro[6] di costi impliciti, trasferendo però questo debito sulle gestioni future.
(Wikipedia)

Quella della Regione Campania di sicuro è una macchina complessa, che svolge molte funzioni ma che ha anche accumulato debiti mostruosi. Per questo in una stagione di tagli ai bilanci pubblici non può non sorprendere la notizia del nuovo appalto per l'acquisto di cellulari deciso dalla giunta guidata da Antonio Bassolino. Sorprende soprattutto il numero di nuovi telefonini previsti dal capitolato: ben settecento. Che dovrebbero andare agli assessori, ai dirigenti e al personale con particolari esigenze di reperibilità. C'è bisogno di così tante persone sempre reperibili tramite cellulare? Il numero appare alto. Così come la spesa ipotizzata per la telefonia mobile: 116 mila euro in un anno. Il fatto che alcuni di questi apparati, come specifica il capitolato d'appalto, siano definiti "modello top con lettore mp3" o che l'elenco includa 60 apparati Blackberry con tanto di navigatore Gps diventa quasi secondario. Tutti questi navigatori Gps andranno alla Protezione civile o qualcuno diventerà un gadget per notabili a spese del contribuente? L'ufficio stampa della Regione ha replicato spiegando che gli apparati serviranno "per ragioni" di servizio. E che la giunta Bassolino ha già dimezzato le spese per la telefonia mobile. Ma siamo sicuri che di telefonini ne servissero proprio settecento? (13/12 2007, Spreconi)

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