23/03/08

Gli impuniti dell'Antonveneta

Questa mail l'ho trovata in beppegrillo.it. Ma penso che sia bene riportarne una copia qui per prossima documentazione dei politici in questione.

"Caro Beppe,
i partiti hanno presentato le loro liste per le prossime elezioni. Qualcuno può ritenersi soddisfatto: i furbetti del quartierino. Non bastava infatti che il Parlamento avesse votato l’indulto che offre l’impunità a quasi tutti i protagonisti dello scandalo Antonveneta. Nel silenzio generale, centro, centrosinistra e centrodestra hanno candidato tutti i politici comparsi nelle intercettazioni e negli atti dell’inchiesta Antonveneta. Eccoli: Nicola Latorre (Pd), Luigi Grillo (Pdl), Aldo Brancher (Pdl), Roberto Calderoli (Lega) e Ivo Tarolli dell’Udc (per non parlare dei big che fanno da comparsa nelle intercettazioni e nelle deposizioni dei testimoni, cioè Massimo D’Alema, Piero Fassino, Giancarlo Giorgetti, ecc…).
Molti si saranno già dimenticati chi sono. Ma forse bisognerebbe rinfrescarsi un poco la memoria andando a rileggere le intercettazioni di quella ingloriosa estate 2005.
Nicola Latorre fedelissimo di Massimo D’Alema, compare spesso nei brogliacci degli investigatori. In pratica il suo compito è quello di portaborse, o meglio, di portacellulare del leader diessino. Ricucci e Consorte chiamano e Latorre ascolta, chiede istruzioni, passa la cornetta a D’Alema. Sentiamolo.
Il 18 luglio 2005, nel momento clou delle scalate poi finite in Procura, Latorre parla con Ricucci che si presenta: “Ecco il compagno Ricucci all'appello. Ormai stamattina a Consorte gliel'ho detto, datemi una tessera, non ce la faccio più”.
Latorre: “Ormai sei diventato un pericoloso sovversivo rosso”.
Ricucci: "Ho preso da Unipol, io. Tutto a posto, abbiamo fatto tutte le operazioni con Unipol”.
Il 6 luglio 2005 Latorre parla con Giovanni Consorte. L’ex numero uno di Unipol (indagato per aggiotaggio informativo e manipolativo) è preoccupato che Caltagirone e gli altri contropattisti che detengono una parte del patrimonio Bnl gli tirino un pacco. Ma Latorre lo consola.
Consorte: Caltagirone e i suoi “si sono defilati e vogliono vendere”
Latorre: “Sì”
Consorte: “Allora ci sono due problemi. Il primo è il prezzo ma lì non c'è discussione: noi gli abbiamo offerto due euro e sessanta, prendere o lasciare. E naturalmente due euro e sei è... non è trattabile perché... eh... noi stamattina siamo stati in Isvap, in Banca d'Italia, dove bisogna dare una mano a Frasca, Nicò, perché lo stanno crocefiggendo per colpa di quel maiale del Governatore. Perché Frasca è un compagno eh! Eh, un uomo distrutto eh! Va beh. E comunque è una cosa che voglio parlare con te e Massimo a parte”.
Frasca, per chi lo avesse dimenticato, era responsabile della Vigilanza della Banca d’Italia e fu indagato dalla Procura di Roma per abuso d’ufficio.
Latorre e Consorte parlano dei dettagli dell'accordo, poi Consorte conclude.
Consorte: “Quindi se questi accettano una dilazione temporale, diciamo, tra virgolette la partita è chiusa. Se non accettano vuol dire che hanno, cosa di cui ho gli elementi, trattato con gli spagnoli per rilanciare della loro. Questa è la situazione. Quindi io domani ho l'incontro con loro alle sei, alle otto ti chiamo e ti dico come va a finire”.
Latorre: “Ma che deve fare una telefonata Massimo a...l'ingegnere?”.
Consorte: “Eh guarda io c'ho riflettuto, per quello t'ho chiamato. E... mi devi dare tempo Nicola fino a domani pomeriggio alle tre e la motivazione è questa: se io con i miei interlocutori chiudo...”
Latorre: “E' meglio che se ne va”.
Consorte: “No, no. E' meglio che Massimo fa una telefonata”.
Il 14 luglio 2005 ecco la famosa telefonata tra D’Alema e Consorte.
D’Alema: “Io poi ti devo dire una cosa...ah... se tu trovi un secondo...direttamente”.
Consorte: “Tu domenica sei a Roma? O mi devi parlare prima?”.
D’Alema: “Beh... volevo dirti... delle prudenze che devi avere. Forse...”.
Consorte: “Uhm”.
D’Alema: “Forse ti è arrivata la voce, diciamo. Devo farti una un elenco delle prudenze che devi avere… Sì delle comunicazioni”.
Chissà che cosa voleva dire D’Alema con queste frasi. Forse intendeva dire di prestare maggiore attenzione a come veniva comunicata al pubblico l’operazione finanziaria Unipol-Bnl. Legittimo. Ma gli inquirenti hanno il dubbio che volesse consigliare a Consorte di prestare attenzione a eventuali intercettazioni telefoniche. Non si saprà mai. Convinti Caltagirone e amici a vendere a Unipol, c’è da convincere Vito Bonsignore (europarlamentare Udc oggi passato con il Pdl di Berlusconi).
D’Alema: «Ho parlato con Bonsignore, che dice che cosa fare, uscire o restare un anno? Se vi serve, resta... Evidentemente è interessato a latere in un tavolo politico...».
Consorte: «Chiaro, nessuno fa niente per niente».
Il Pd ha deciso di candidare Latorre, D’Alema e Piero Fassino. Nessuno dei tre è indagato. L’onore è salvo?
Certo, il Popolo della Libertà se la passa molto peggio. I suoi candidati sono anche stati indagati. In Puglia, lontano dai riflettori, Berlusconi ha deciso di candidare Luigi Grillo, indagato per concorso in aggiotaggio. Grillo è sempre stato – e lo ha ammesso con orgoglio – uno degli sponsor dell’ex Governatore Antonio Fazio indagato per aggiotaggio, abuso d’ufficio e insider trading. Grillo è sempre stato un sostenitore di Gianpiero Fiorani, da lui definito un “ottimo banchiere”. E secondo gli investigatori, Grillo ha ottenuto dalla Banca Popolare di Lodi, di Fiorani, un fido di 250mila euro.
In Veneto alla Camera ecco candidato Aldo Brancher (Forza Italia), indagato a Milano per ricettazione. C’è poi Roberto Calderoli, il leghista indagato anche lui per ricettazione a Milano che si ritrova capolista della Lega al Senato.
Se non ci fosse stato Fiorani, probabilmente, la Lega sarebbe andata in bancarotta. E’ il banchiere di Lodi che rileva Credieuronord, la banche padana voluta da Bossi che accumulò un mare di debiti. La scuola leghista di Varese. Il prato di Pontida, proprio quello che ogni anno si riempie di bandiere verdi per i discorsi del Senatur. Tutti i simboli della Lega da tempo sono stati comprati con soldi della Banca Popolare di Lodi. Denaro che il Carroccio ha ricevuto a cominciare dagli anni Novanta: un totale, tra fidi e finanziamenti, di 10 milioni di euro, cui va aggiunto circa un altro milione proveniente dalla Banca Popolare di Crema (controllata da Lodi). Il tutto ottenuto offrendo come pegno la storica sede del Carroccio, il Palazzo di via Bellerio. Niente di illecito, ma ad analizzare i conti bancari della Lega (13, tutti aperti presso la filiale milanese di Bpl) si capisce che a unire il Carroccio e l’istituto di Fiorani non era un semplice legame d’affari: l’esistenza stessa della Lega dipendeva dalla volontà di Lodi.
L'Udc non vuole essere da meno, in Trentino Alto Adige candida Ivo Tarolli. Tra gli amici fidati di Fazio e Fiorani (per lui la procura di Lodi ha chiesto l’archiviazione per l’ipotesi iniziale di appropriazione indebita).
Latorre, Grillo, Brancher, Calderoli e compagni sono pronti per tornare in Parlamento.Intanto Clementina Forleo, il gip di Antonveneta, è sotto inchiesta disciplinare per l'ordinanza con la quale, nel luglio scorso, il Gip aveva chiesto alle Camere l'autorizzazione a utilizzare le intercettazioni disposte nell'ambito delle inchieste sulle scalate bancarie in cui erano coinvolti alcuni parlamentari, tra cui Massimo D'Alema e Piero Fassino. Il 27 giugno prossimo sarà processata dalla sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura." Ferruccio Sansa

Nessun commento: