02/10/07

Mafia e Parlamento

"A Roma spadroneggia un piccolo gruppo di padreterni, i quali si sono persuasi, insieme con qualche ministro, di avere la sapienza infusa nel vasto cervello. Non mantengono le promesse, impediscono il movimento a coloro che avrebbero voglia di agire, fanno perdere agli industriali quei mercati che erano riusciti a conquistare. Bisogna licenziare questi padreterni orgogliosi. Troppo a lungo li abbiamo sopportati." Luigi Einaudi, 1 febbraio 1919 Corriere della Sera

Questo testo é stato discusso in
"Einaudi, la casta e l'Italia del '19" di Gian Antonio Stella
"La Casta dei politici e la razza padrona" di Eugenio Scalfari
"I costi della politica" di Pazzaglia Giuseppe

Scalfari ci ricorda di un'altro testo di Einaudi:
"Le banche hanno acquisito un potere economico e politico che potrà diventare un pericolo se gli uomini che vi presiedono non avranno piena coscienza della terribile responsabilità che loro incombe nello svolgimento della vita nazionale. Dietro la presenza delle società anonime e al di sopra della inerte massa dei piccoli risparmiatori sta la ristretta brigata dei pochi grandi finanzieri e dei pochi grandi industriali i quali tengono di fatto il potere e direttamente o attraverso delegati controllano l'immensa schiera delle società industriali, mercantili, marittime che costituiscono la clientela delle banche e ad esse si connettono." Einaudi, 1911 riscritto in Lezioni di politica sociale, 1944

Ma chi sono oggi "la ristretta brigata dei pochi grandi finanzieri"? Scalfari non si approfondisce in questo tema forse perché troppo scottante. Perché "La ristretta brigata dei pochi grandi finanzieri" che comanda il Parlamento a Roma, i media e a sua volta l'Italia, é la cosí detta Cupola? La Cupola di una mafia che oggi ha i finanziamenti e la capacitá di cooperare a livello internazionale e che ormai da grandi finanzieri, condivide fra le associazioni mafiose i mercati d'interesse? Una cupola che molto probabilmente pagó Berlusconi quei misteriosi 58.4 milioni di Euro per poter prendere il pieno controllo sul Parlamento, sull'informazione e sulla legislatura, rompendo tra l'altro l'indipendenza dei magistrati? Sono tanti coloro che con buona ragione dicono che "Lo Stato é la mafia".

Come riprendere il potere democratico di questo paese? La battaglia per combattere il potere del clan non si vince a Napoli, a Palermo o a Reggio Calabria ma a Milano, a Venezia, a Torino. La si vince riprendendosi il Parlamento. "Quando era presidente dell’Antimafia Gerardo Chiaromonte si pensò ad una sorta di protocollo sottoscritto tra tutti i partiti che si impegnavano a non candidare nelle loro liste uomini che avevano rapporti o cointeressenze con mafiosi." www.unita.it, 04.11.06 Questo articolo mi fa pensare a la "lezione" di Paolo Borsellino In questa lezione si capisce come "Borsellino fu una strage di Stato perché era di ostacolo alle trattative tra lo Stato e la mafia." Corleonedialogos

3 commenti:

spadafora live ha detto...

lo stato e' la mafia
ma lo stato siamo noi
ergo la mafia siamo noi??

no caro la mafia sono i mafiosi e gli amici dei mafiosi che siedono in posti di respondsabilità difendendo l amfia stesso.

sono loro i mafiosi non noi

lacastaitaliana ha detto...

Hai ragione spadafora.... "Lo Stato é la Mafia" é piu che altro un'espressione di rabbia che non riflette bene il contenuto del post che vuole riflettere su qualcosa di grave discusso tra l'altro da Borsellino anni fa. Abbiamo per questo cambiato il titolo con uno un pó piu appropriato. Grazie.

spadafora live ha detto...

sei gentile preciso e puntuale come al solito, sempre un piacere leggerti